Magistratura democratica
Controvento

In bilico tra riforme e referendum

di Nello Rossi
direttore di Questione Giustizia

1. Un ingorgo in piena regola

Clacson che squillano, irritati. Sgommate e tentativi di sorpasso più o meno azzardati per sopravanzare di qualche metro i compagni di coda. Visi protesi dai finestrini per intuire la corsia nella quale è meglio inserirsi. 

Dopo la lunga fermata al semaforo rosso dell’elezione del Presidente della Repubblica i veicoli di chi deve o vuole procedere per trasformare la giustizia si sono rimessi in moto quasi all’unisono. E disordinatamente. 

Mercoledì 9 febbraio è ripresa alla Camera dei deputati la discussione della legge sul suicidio assistito. 

Venerdì 11 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale dei membri togati del Consiglio Superiore della magistratura.

Martedì 15 febbraio dinanzi alla Corte costituzionale è iniziata la discussione, da lungo tempo programmata, sull’ammissibilità di otto referendum abrogativi che tutti coinvolgono - sotto il profilo dell’organizzazione o dell’esercizio della giurisdizione - il giudiziario. 

Attività del Parlamento e iniziative referendarie si intersecano e si accavallano in più punti, rischiando di generare un groviglio difficile da districare. 

Ma è la compresenza, nella maggioranza governativa oltre che nel Paese, di politiche contrastanti sulla giustizia e sui diritti civili a giustificare le maggiori preoccupazioni. 

 

2. L’iniziativa del Governo

Dopo una lunga gestazione, molte anticipazioni e una prudente stasi suggerita dall’appuntamento dell’elezione presidenziale, il Governo ha reso ufficialmente noto il suo progetto di riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM, dichiarando, con insolita remissività, che esso resta aperto alle modifiche del Parlamento. 

Scelta corretta, beninteso, dopo tanti progetti di legge rigorosamente blindati con il ricorso al voto di fiducia.

Ma a patto che la compagine governativa e la larga maggioranza che la sostiene siano in grado di salvaguardare da incursioni estemporanee e da vere e proprie scorrerie le coordinate essenziali e le scelte qualificanti della proposta riformatrice.

Ad esempio, contrastando sul nascere, e con fermezza, le voci inconsulte secondo cui, in sede parlamentare, componenti della maggioranza si accingerebbero a riproporre il sorteggio per l’elezione dei membri togati del CSM – giustamente e meditatamente rifiutato per il suo radicale contrasto con la Costituzione oltre che per la sua irragionevolezza – o altri meccanismi punitivi e mortificanti per la magistratura e per la giurisdizione. 

E’ qui che si capirà se il Presidente del Consiglio ed il Ministro della Giustizia intendono far valere una visione organica dei problemi della giustizia e delle soluzioni praticabili o se si sono limitati solo a redigere una minuta che potrà essere gettata nel cestino per essere radicalmente riscritta anche da chi l’ha firmata nel Consiglio dei Ministri. 

 

3. La filiera disparata dei referendum. E gli equivoci che può generare

Su un diverso versante sta la filiera disparata degli otto referendum abrogativi. 

Diligentemente la stampa si è affannata in questi giorni ad illustrarne il complicato contenuto alla più larga opinione pubblica e a evidenziarne i molti profili problematici. 

Non è dunque il caso di riproporre qui l’elenco dei quesiti e delle loro molteplici implicazioni, soprattutto dopo che questa Rivista ha dedicato ad essi grande e tempestiva attenzione, anche pubblicando di recente uno “speciale referendum” che raccoglie analisi e contributi di riflessione su “tutti” i temi referendari. 

Non è invece superfluo soffermarsi sulle prese di posizione e sui commenti che stanno accompagnando le iniziative referendarie, peraltro esercitando l’arte - in questo caso più che mai necessaria - della distinzione. 

Non ci sembra giusto infatti accomunare indiscriminatamente i sei referendum sulla giustizia - che toccano prevalentemente aspetti dell’organizzazione del giudiziario o del suo funzionamento – con i due referendum che riguardano diritti civili attinenti al fine vita e al consumo di droghe leggere. 

I primi, nati dall’azione congiunta dei radicali e delle amministrazioni regionali guidate dalla destra, sono divenuti - dopo il brusco accantonamento delle firme raccolte ai tavoli - una iniziativa sponsorizzata da una forza politica che, pur essendo nel governo, sembra intenzionata ad affidare ad essi la sua “vera” politica della giustizia. 

I secondi, invece, conservano i tratti di iniziative popolari, nate dal basso, sulla spinta del desiderio politico di un atteggiamento più umano e mite delle istituzioni verso questioni spinose sulle quali la politica ufficiale si divide rischiando l’impasse. 

Non siamo in grado di dire se, e in che termini, la presentazione, in un unico contesto, di quesiti così differenti potrà influire sugli esiti dei referendum che saranno ritenuti ammissibili dalla Consulta. 

Quello che sembra certo è che nel mondo politico e culturale si stanno giocando, su due tavoli, partite assai diverse 

Nell’arena politica c’è chi è intenzionato a puntare sui sei referendum sulla giustizia in alternativa ad ogni progetto riformatore. 

In altri termini: referendum, in qualche caso distruttivi, di contro a meditate riforme o come strumenti per condizionare e sviare un serio impegno di rinnovamento. 

Nell’ambito dell’opinione pubblica più riflessiva ed aperta sembra invece prevalere la preoccupazione per la sorte dei due referendum sui diritti civili e l’insoddisfazione per l’incapacità del parlamento di offrire risposte accettabili a problemi fortemente sentiti dai cittadini. 

 

4. Le parole di Giuliano Amato sui referendum 

Versate in questo magma hanno fatto molto discutere, divenendo oggetto di interpretazioni radicalmente diverse, le parole pronunciate sui referendum, in un colloquio con gli assistenti di studio della Consulta, dal nuovo Presidente della Corte costituzionale. 

Riportiamole integralmente come pubblicate su Instagram - Corte costituzionale: «È banale dirlo ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino. Dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare. Davanti ai quesiti referendari ci si può porre in due modi: o cercare qualunque pelo nell’uovo per buttarli nel cestino oppure cercare di vedere se ci sono ragionevoli argomenti per dichiarare ammissibili referendum che pure hanno qualche difetto. Noi dobbiamo lavorare al massimo in questa seconda direzione, perché il nostro punto di partenza è consentire, il più possibile, il voto popolare».

Per parte nostra non crediamo che dopo queste riflessioni del suo Presidente – che ci sembrano indirizzate più all’opinione pubblica esterna che ai diretti interlocutori - la Corte muterà di una spanna criteri di ammissibilità dei referendum abrogativi che sono frutto di una lunga e risalente elaborazione collettiva. 

Piuttosto cogliamo in esse il frutto di una preoccupazione istituzionale: che, al termine di una campagna mediatica nella quale i referendum sono stati caricati di valenze salvifiche e risolutive e spesso presentati in termini diversi e distorti rispetto al loro reale contenuto (a volte molto modesto e parziale, a volte dirompente ed eccessivo rispetto alle finalità dichiarate) la Corte possa essere pregiudizialmente additata come l’arcigna e occhiuta negatrice di iniziative di democrazia diretta cui la nostra Costituzione riserva giustamente uno spazio ampio. 

Inoltre le parole di Giuliano Amato rivelano più chiaramente la loro natura se lette unitamente a quelle del suo diretto predecessore Giancarlo Coraggio che, in una intervista di qualche giorno successiva all’esternazione di Amato, ha sostenuto che sui diritti la politica è ferma in tutto il mondo e che perciò occorre «salvaguardare i referendum». 

 

5. La crisi parallela dei due grandi collegi del legislativo e del giudiziario

Sotto la crosta delle contingenze politiche emergono dunque i nodi di fondo della situazione politica ed istituzionale del nostro Paese. 

Sono in crisi, per ragioni differenti, i due grandi “collegi” che stanno al cuore del potere legislativo e del potere giudiziario. 

Annaspa visibilmente il Parlamento, per l’incapacità di decidere sui grandi temi della vita collettiva, per lo smarrimento dell’arte dei proficui e onorevoli compromessi tra diversi e per il declino della capacità di elaborazione e di unificazione dei partiti politici. 

Ed è divenuto oggetto di aprioristica sfiducia, non di rado immeritatamente, il Consiglio Superiore della magistratura, nonostante gli sforzi compiuti per riscattarsi dalla caduta di inizio consiliatura. 

Si cercano perciò, spesso confusamente, altre vie per decidere, per dettare regole, per amministrare. 

Alcune praticabili, almeno nell’immediato. Altre chiaramente senza sbocco, dettate dall’ insofferenza e dall’impazienza. 

Non sappiamo quali saranno gli sbocchi del travaglio in atto. 

Ma in questa primavera che si annuncia cruciale ci impegniamo ad informare con tempestività i nostri lettori sugli sviluppi delle vicende istituzionali in corso. 

Avendo come bussola la razionalità giuridica e la convinzione che per la nostra democrazia sono indispensabili la credibilità, la forza, l’effettiva rappresentatività e la capacità decisionale dei grandi “collegi” che oggi sono in difficoltà ed hanno bisogno di riconquistare la loro naturale centralità nella dialettica istituzionale. 

 

Per approfondire

Speciale referendum (a cura della Redazione di Questione giustizia): https://www.questionegiustizia.it/articolo/speciale-referendum

Riccardo De Vito, La politica della droga e il “referendum cannabis”. Uno sguardo sulle alternative in campo: https://www.questionegiustizia.it/articolo/la-politica-della-droga

 

15/02/2022
Altri articoli di Nello Rossi
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
La stanza accanto

Affrontare il tema della morte reimmergendosi nella vita. Riflessioni sul film di Pedro Almodóvar (2024)

21/12/2024
Caso Natoli: la decisione del TAR
a cura di Redazione

Pubblichiamo nella rubrica Strumenti il testo della sentenza del Tar del Lazio che ha in parte respinto e in parte dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso proposto dalla Consigliera Superiore Rosanna Natoli avverso il provvedimento di sospensione da componente del CSM adottato nei suoi confronti dal Consiglio Superiore della magistratura nella seduta dell’11 settembre 2024

12/12/2024
Il parere del CSM sul cd. "decreto flussi"
a cura di Redazione

Pubblichiamo nella sezione Strumenti il parere reso dal CSM sul decreto legge11 ottobre 2024, n. 145, recante Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonche' dei relativi procedimenti giurisdizionali, cd. "decreto flussi", e l'emendamento apportato

10/12/2024
Il caso della consigliera Rosanna Natoli. E’ venuto il momento del diritto?

Se nella vicenda della consigliera Rosanna Natoli l’etica, almeno sino ad ora, si è rivelata imbelle e se gran parte della stampa e della politica hanno scelto il disinteresse e l’indifferenza preferendo voltarsi dall’altra parte di fronte allo scandalo cha ha coinvolto un membro laico del Consiglio, è al diritto che occorre guardare per dare una dignitosa soluzione istituzionale al caso, clamoroso e senza precedenti, dell’inquinamento della giustizia disciplinare. L’organo di governo autonomo della magistratura può infatti decidere di agire in autotutela, sospendendo il consigliere sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo, come previsto dall’art. 37 della legge n. 195 del 1958, contenente norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. Questa peculiare forma di sospensione “facoltativa” può essere adottata con garanzie procedurali particolarmente forti per il singolo consigliere - la votazione a scrutinio segreto e un quorum deliberativo di due terzi dei componenti del Consiglio – ed è regolata da una normativa speciale, non abrogata né in alcun modo incisa dalle recenti disposizioni della riforma Cartabia che mirano a garantire il cittadino da effetti civili o amministrativi pregiudizievoli riconducibili al solo dato della iscrizione nel registro degli indagati. Le questioni poste dal caso Natoli sono troppo gravi e serie per farne materia di cavilli e di vuote suggestioni e per tutti i membri del Consiglio Superiore è venuto il momento dell’assunzione di responsabilità. Essi sono chiamati a decidere se tutelare l’immagine e la funzionalità dell’organo di governo autonomo o se scegliere di rimanere inerti, accettando che i fatti già noti sul caso Natoli e quelli che potranno emergere nel prossimo futuro pongano una pesantissima ipoteca sulla credibilità e sull’efficienza dell’attività del Consiglio Superiore. 

02/09/2024
La giustizia disciplinare dei magistrati. Natura del procedimento, ruolo e organizzazione della Procura generale della Corte di Cassazione. Quali prospettive a seguito dell'istituzione dell'Alta Corte Disciplinare?

Ancora di recente, la giurisprudenza amministrativa ha ribadito che, in ragione della natura giurisdizionale del procedimento disciplinare sin dalle sue fasi iniziali, ne restano riservati gli atti. La Procura Generale della Corte di cassazione, titolare del potere di iniziativa disciplinare, ha strutturato il servizio in modo da poter operare secondo schemi trasparenti una quanto più efficiente opera di filtro capace di selezionare le notizie di rilievo disciplinare: ha d’altro lato ritenuto di dare pubblicità ai criteri secondo i quali si perviene alla archiviazione della notizia, pubblicando le “massime” più significative, in grado di orientare i magistrati, ed i cittadini, circa le linee interpretative seguite. Quali di questi approdi sono stati considerati dal legislatore che si propone di riformare l’art. 105 della Costituzione? La lettura dello scarno testo della norma come si vorrebbe riformata solleva interrogativi, riflessioni critiche, serie perplessità.

19/06/2024
Il sorteggio per i due CSM e per l’Alta Corte disciplinare. Così rinascono corporazione e gerarchia

Nella scelta del sorteggio per la provvista dei membri togati dei due CSM separati e dell’Alta Corte disciplinare c’è qualcosa che va oltre il proposito di infliggere una umiliazione alla magistratura. E’ il tentativo di far rivivere una concezione della magistratura come “corporazione” indifferenziata, nella quale non sono ravvisabili - e comunque non sono legittime - diverse idealità e diverse interpretazioni degli interessi professionali. E’ solo in quest’ottica infatti che si può ritenere che ciascuno degli appartenenti al “corpo”, anche se scelto a caso, possa rappresentarlo nella sua interezza e decidere in suo nome. In questa visione della magistratura si esprime una logica di “restaurazione” che mira a cancellare e a smentire il percorso culturale, ideale ed istituzionale compiuto dalla magistratura negli ultimi cinquanta anni, appiattendola sull’unica dimensione di un corpo indistinto di funzionari, portatori di elementari interessi di status e di carriera cui ciascuno di essi può attendere in nome e per conto degli altri senza bisogno di scelte o investiture rappresentative. 

30/05/2024
Negoziare in ambito familiaristico: tra innovazione e nuove responsabilità degli avvocati negoziatori

La scarna disciplina della negoziazione assistita nelle procedure familiaristiche fa nascere molti interrogativi su nuove competenze e, soprattutto, accresciute responsabilità dell’avvocato negoziatore. Questo lavoro ha inteso evidenziarle e, nel contempo, esaminare, attraverso la comparazione di Protocolli e Linee Guida, le criticità nascenti dalle macroscopiche divergenze nelle richieste delle Procure in tema di produzioni documentali e controlli; produzioni che, di contro, nelle procedure giurisdizionali la riforma Cartabia ha preteso con estremo rigore.

04/03/2024