Magistratura democratica
Magistratura e società

Non è tempo di eroi per la magistratura, e nemmeno di eroine

di Rita Sanlorenzo
sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione, vicedirettrice di Questione Giustizia

La recensione a Operazione Athena di Luigi Irdi (Nutrimenti, 2020)

Non è tempo di eroi per la magistratura, e nemmeno di eroine.

Meglio allora ridimensionare lo sguardo ed esercitarlo sulle miniature offerte da caratteri e vicende che, nella loro ordinarietà, consentono di avvicinarsi ad un mondo che oggi più che mai, anche dopo gli scandali, sembra incapace di guardarsi dentro. Giusto per scoprire che è molto meglio di quanto appare, più umano e più capace professionalmente di quanto lo raffiguri l’opinione corrente.

Questa pare l’ispirazione comune che sta dietro il fiorire di una narrativa di buon successo, a cui si affianca meritatamente Operazione Athena di Luigi Irdi, con cui sale alla ribalta un’altra figura femminile di magistrato che opera in una piccola Procura della Repubblica in un contesto provinciale in cui, secondo la migliore iconografia, fioriscono vizi nascosti ma anche oscure eccellenze.

Sara Malerba può essere così un simbolo della “giovane magistratura” che per vero in termini anagrafici oggi si affaccia alla professione già alle soglie della maturità, e seguendo uno schema che in realtà solo di oggi non è, viene in prima battuta collocata nelle aree geografiche e giudiziarie più difficili e disagiate per colmare i vuoti che sono stati lasciati dai colleghi più anziani, appena di lì se ne sono potuti andare. Così, dopo la prima nomina a Gela, Sara riesce ad avvicinarsi alla capitale, andando ad occupare un posto di sostituta alla Procura della Repubblica di Torre Piccola, località di mare apparentemente tranquilla dove la vita giudiziaria (e non solo) sembra scorrere sonnolenta sotto il controllo occhiuto del Procuratore, che sa di poter coltivare la propria ignavia (ed i suoi prediletti passatempi) solo se riuscirà a non fare increspare quello specchio d’acqua immobile che copre la realtà sottostante, quale essa sia.

Ma Sara, nonostante la sua apparente mansuetudine, ama le acque agitate, nella vita come nel lavoro: messa di fronte ad un caso apparente di suicidio, o al più di sfortunato incidente, va a fondo nell’accertamento dei fatti fino a scoprire il complicato intrigo che quella morte nasconde, tra cantieri navali e traffici di opere d’arte. La guidano il suo istinto (dote di cui pare davvero che il genere femminile non possa andar privo, almeno nella rappresentazione letteraria) e un elevato grado di dedizione.

Non è difficile intuire che l’Autore di questo brillante libro di esordio si pone innanzitutto un obbiettivo: quello di suscitare nel lettore attraverso le pagine di Operazione Athena una curiosa aspettativa verso le scelte future di Sara, sapientemente collocata in una fase di transizione della sua esistenza, tra i dialoghi immaginati con la madre scomparsa e il ricordo di una relazione sentimentale interrotta. Ma la nostra protagonista pare irrisolta (forse senza esserlo veramente) anche per quel che riguarda alcune delle scelte che potranno definire meglio il suo futuro all’interno dell’ordine giudiziario, lacerata come è tra i richiami ad un impegno associativo in prima persona (dipinto in termini volutamente caricaturali attraverso le parole della collega che si è già schierata) e la irresistibile tentazione di affidare le sue ansie ai suggerimenti ermetici di un ex affidatario brutalmente sadico che punta ad intimorire più che a incoraggiare. E’ vero, questo apparente smarrimento non le impedisce di arrivare dritta alla soluzione del caso, grazie anche ad alcune combinazioni fortunate che lei sa cogliere senza incertezze: ma  se la storia qui narrata scopre il suo colpevole, è evidente che Sara non ha ancora trovato definitivamente la sua strada e che (azzardiamo un pronostico) se vorranno, i lettori avranno l’opportunità di seguirne ancora i passi futuri. 

D’altronde, insieme a lei, sarà la magistratura, soprattutto quella della sua generazione, a doversi impegnare per costruire un futuro nuovo e diverso, in grado di ribellarsi alle cadute fragorose del recente passato, e per altro verso di sottrarsi al cono d’ombra in cui potrebbe essere costretta dal ricordo dei “padri nobili” che hanno fatto la storia non solo dell’ordine giudiziario, ma della vita delle istituzioni del Paese. 

Tanti auguri, Sara, di cuore. Non sarà facile né banale costruire il destino tuo e di quel servizio giustizia a cui mostri di voler dedicare la miglior parte della tua intelligenza e della tua energia, perché la strada si è fatta oggi molto più accidentata ed incerta di quanto lo fosse alcuni lustri fa. Ma la tua partita è appena iniziata, e noi non possiamo che fare il tifo per te.

24/10/2020
Altri articoli di Rita Sanlorenzo
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
Uno come tanti

La recensione al libro di Ennio Tomaselli (Manni, 2024)

07/12/2024
Il caso della consigliera Rosanna Natoli. E’ venuto il momento del diritto?

Se nella vicenda della consigliera Rosanna Natoli l’etica, almeno sino ad ora, si è rivelata imbelle e se gran parte della stampa e della politica hanno scelto il disinteresse e l’indifferenza preferendo voltarsi dall’altra parte di fronte allo scandalo cha ha coinvolto un membro laico del Consiglio, è al diritto che occorre guardare per dare una dignitosa soluzione istituzionale al caso, clamoroso e senza precedenti, dell’inquinamento della giustizia disciplinare. L’organo di governo autonomo della magistratura può infatti decidere di agire in autotutela, sospendendo il consigliere sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo, come previsto dall’art. 37 della legge n. 195 del 1958, contenente norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. Questa peculiare forma di sospensione “facoltativa” può essere adottata con garanzie procedurali particolarmente forti per il singolo consigliere - la votazione a scrutinio segreto e un quorum deliberativo di due terzi dei componenti del Consiglio – ed è regolata da una normativa speciale, non abrogata né in alcun modo incisa dalle recenti disposizioni della riforma Cartabia che mirano a garantire il cittadino da effetti civili o amministrativi pregiudizievoli riconducibili al solo dato della iscrizione nel registro degli indagati. Le questioni poste dal caso Natoli sono troppo gravi e serie per farne materia di cavilli e di vuote suggestioni e per tutti i membri del Consiglio Superiore è venuto il momento dell’assunzione di responsabilità. Essi sono chiamati a decidere se tutelare l’immagine e la funzionalità dell’organo di governo autonomo o se scegliere di rimanere inerti, accettando che i fatti già noti sul caso Natoli e quelli che potranno emergere nel prossimo futuro pongano una pesantissima ipoteca sulla credibilità e sull’efficienza dell’attività del Consiglio Superiore. 

02/09/2024
L’imparzialità dei giudici e della giustizia in Francia…in un mondo dove gravitano i diritti fondamentali

Un viaggio nella storia del pensiero giuridico alla luce dell’esperienza francese, sulle tracce di un concetto connaturato al funzionamento della giustizia, reattivo ai tentativi di soppressione o mascheramento tuttora capaci di incidere sul ruolo del magistrato all’interno della società. Una società complessa e plurale, di cui egli è parte attiva a pieno titolo. Nella lucida e personalissima testimonianza di Simone Gaboriau, l’imparzialità emerge come principio-cardine dell’ordine democratico, fondato – necessariamente – sull’indipendenza dei poteri che lo reggono.
Pubblichiamo il contributo nella versione italiana e nella versione originale francese. 

16/05/2024
L’imparzialità del giudice: il punto di vista di un civilista

Il tema dell’imparzialità del giudice, di cui molto si discute riferendosi soprattutto all’esercizio della giurisdizione penale, presenta spunti di interesse anche dal punto di vista civilistico. Se è ovvio che il giudice debba essere indipendente e imparziale, meno ovvio è cosa per “imparzialità” debba intendersi. Si pongono al riguardo tre domande: se e quanto incidono  sull’imparzialità del giudice le sue convinzioni ideali e politiche e il modo in cui egli eventualmente le manifesti; se  l’imparzialità debba precludere al giudice di intervenire nel processo per riequilibrare le posizioni delle parti quando esse siano in partenza sbilanciate; entro quali limiti la manifestazione di un qualche suo pre-convincimento condizioni  l’imparzialità del giudice all’atto della decisione. Un cenno, infine, all’intelligenza artificiale e il dubbio se la sua applicazione in ambito giurisdizionale possa meglio garantire l’imparzialità della giustizia, ma rischi di privarla di umanità. 

04/05/2024
I test psicoattitudinali: la selezione impersonale dei magistrati

Certamente il lavoro del magistrato è molto impegnativo sul piano fisico, mentale e affettivo e vi sono situazioni - presenti, del resto, in tutte le professioni - in cui una certa vulnerabilità psichica può diventare cedimento e impedire l’esercizio sereno della propria attività. Esse si risolvono con istituti già presenti nell’ordinamento come la “dispensa dal servizio” o il “collocamento in aspettativa d’ufficio per debolezza di mente o infermità”. Invece il progetto di introdurre test di valutazione psicoattitudinali per l’accesso alla funzione di magistrato è inopportuno sul piano del funzionamento democratico delle Istituzioni e inappropriato sul piano psicologico perché, da un lato, sposta l’attenzione dal funzionamento complessivo della Magistratura come istituzione all’“idoneità” del singolo soggetto e, dall’altra, non prende in considerazione il senso di responsabilità , la principale qualità che deve avere un magistrato e la sola che valorizza appieno la sua competenza e cultura giuridica. 

03/04/2024