Magistratura democratica
Magistratura e società

Primavera ambientale. L’ultima rivoluzione per salvare la vita umana sulla terra

di Alessandro Cocchi
agro-economista, Dottore di ricerca in Economia e Territorio, professore a contratto presso la Scuola di Economia dell’Università di Firenze, consulente UE, AICS

Recensione al volume di Ferdinando Cotugno (edizioni Il Margine, 2022)

Perché intitolare «Primavera ambientale» un libro che parla del rischio di estinzione del genere umano? Cosa può richiamare la stagione del risveglio se la prospettiva è la fine?

La letteratura scientifica sull’ambiente e sul clima - e ancor più quella ambientalista - ci ha abituato negli ultimi decenni ad un’illustrazione drammatica, se non addirittura apocalittica, delle conseguenze dell’aggressione ambientale, del riscaldamento globale e del cambiamento climatico. Ci ha reso persino assuefatti ad una visione ineluttabilmente tragica del futuro, tanto che – ormai possiamo dirlo - la paura del futuro, da sola, non ha funzionato. 

La prospettazione costante di un futuro tragico da parte della letteratura ambientale ha provocato a destra reazioni negazioniste e a sinistra il sospetto che la gestione della paura collettiva sottendesse la più antica delle ambizioni: la conquista del potere. Quindi neanche l’opinione pubblica, globalmente intesa, ha saputo svolgere una pressione adeguata ed omogenea sui decisori pubblici affinché si correggesse per tempo la rotta storica che ci sta trascinando verso il collasso. Un’opinione pubblica che è stata finora distratta e confusa da messaggi politici che oscillano tra una legittima rivendicazione di giustizia climatica[1] e la manipolazione di agenti di parte (ad esempio le lobby petrolifere[2]) che fanno leva sui superiori interessi nazionali, sulle responsabilità degli altri e sull’insostenibilità economica della transizione energetica. Anche per questa ragione gli accordi internazionali sul clima procedono con lentezza esasperante, mai in linea con le urgenze del pianeta e sempre in ritardo rispetto all’accelerazione inattesa della febbre climatica del pianeta.

Ferdinando Cotugno, attraverso le pagine del suo libro Primavera ambientale, ci guida con passione verso un’altra direzione, verso la presa di coscienza che il momento che stiamo vivendo è in realtà «una curva della storia con un potenziale che oggi ancora non vediamo. (…) Salvarsi da questa strettoia della storia e da questa tempesta è un modo per ricucire e addomesticare il futuro, è un atto di speranza (…). È l’idea che si possa vivere meglio di così».

La speranza poggia su due pilastri. Da un lato, sui movimenti giovanili (spesso composti da giovanissimi, la gran parte nati in questo secolo) che lottano nel nord come nel sud del mondo per una mobilitazione globale contro il cambiamento climatico. Dall’altro, sull’urgenza stessa della mobilitazione: «nessun grande movimento sociale di cambiamento (…) ha mai dovuto operare così direttamente contro il fattore tempo (…). Eppure questo radicale senso di urgenza è un immenso valore politico perché non si potrà rinviare la rivoluzione a congiunture più feconde, non si potrà procrastinare in attesa delle condizioni sociali ideali: bisogna crearle, usando ogni risorsa possibile».

Nell’interpretazione dell’autore il clima è diventato la piattaforma di ogni cambiamento possibile: «un manifesto per la giustizia sociale (…), il soggetto politico di un contropotere globale che attraversa le nazioni, i sistemi economici, i confini». Sarebbe riduttivo pensare che i movimenti per il clima si stiano mobilitando esclusivamente per perorare la causa dell’abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra. I movimenti puntano il dito contro un modello globale di produzione e consumo, un modello che non genera solo emissioni clima-alteranti, ma anche disuguaglianza sociale, depauperamento delle risorse del pianeta, migrazioni di massa, compressione dei diritti delle popolazioni native in Africa, America Latina, Asia e Oceania. La voce dei movimenti proviene da tutto il mondo (dalla Svezia di Greta Thunberg, come dall’Uganda di Vanessa Nakete) e si rivolge a tutto il mondo, con l’ambizione, anzi l’urgenza, non tanto di risolvere il problema dell’insostenibilità della nostra produzione energetica (non basta dire “cambio caldaia”), quanto di ridefinire radicalmente il paradigma stesso dello sviluppo, così come lo abbiamo concepito fino ad oggi. 

Per questo l’azione dei movimenti per il clima (Fridays for Future, Extinction Rebellion, e molti altri) non si colloca “al di fuori del sistema”, al contrario: dirige il proprio messaggio verso le organizzazioni internazionali multilaterali, innanzitutto le Nazioni Unite e verso i paesi democratici occidentali chiamati ad assumere la “responsabilità storica di agire di più e per primi” sul fronte del cambiamento. La frustrazione dei movimenti è quella di non trovare interlocutori politici che raccolgano il loro messaggio e agiscano con la stessa urgenza con cui quel messaggio è urlato al mondo: “non c’è un pianeta B” e “non c’è un piano B”.

La speranza di cui parla Cotugno riposa dunque sulla prospettiva che il movimento globale per il clima diventi attivamente politico, nel senso più alto del termine. «La visione ecologista sarà matura soltanto quando allargherà lo sguardo e passerà dal discorso sul prima al discorso sul dopo», quando cioè riuscirà a promuovere una riflessione collettiva, oltre i propri stessi confini, su «come si lavorerà, cosa si mangerà, come saranno distribuiti il potere e la ricchezza, che aspetto avranno la vita, le relazioni e anche le emozioni dopo il 2030, il 2050 e il 20100».

«Primavera ambientale» non è un saggio, ma una lettera appassionata diretta a chiunque abbia a cuore i destini del pianeta Terra e dei suoi abitanti. A tratti diario personale, a tratti testimonianza della nostra storia recente e riflessione politica, il libro non indulge mai all’invettiva né alla rappresentazione apocalittica del futuro. Al contrario, traccia una rotta che ci conduca oltre il buio, disegna una mappa per la navigazione che porti tutti, nessuno escluso, verso un’altra terra possibile. Una navigazione che esige non solo la lucidità della ragione, ma anche l’energia delle emozioni, in un processo di riunificazione della dimensione umana che oggi sembra bandita dall’orizzonte meramente scientifico in cui sia la crisi ambientale sia le soluzioni ad essa sembrano relegate.

 

Ferdinando Cotugno (1982) è nato a Napoli e vive a Milano. Scrive di ecologia, politica e crisi climatica. Cura per il quotidiano Domani la newsletter «Areale». Nel 2020 ha pubblicato Italian Wood. Viaggio alla scoperta dei boschi italiani le cui tematiche sono sviluppate anche in un podcast dal titolo Ecotoni.


 
[1] https://www.questionegiustizia.it/articolo/giustizia-climatica-e-sviluppo  

[2] https://www.questionegiustizia.it/articolo/l-africa-sub-sahariana-e-la-trappola-del-petrolio-verso-uno-sviluppo-condizionato 

01/04/2023
Altri articoli di Alessandro Cocchi
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
Il permesso di soggiorno per calamità: un aggiornamento sulla sua applicazione, numeri e beneficiari

Il permesso di soggiorno per calamità fornisce protezione allo straniero che non può fare sicuro ritorno nel proprio Paese di origine a causa di una situazione di contingente ed eccezionale calamità. Dato l’aggravarsi del cambiamento climatico così come della frequenza e intensità di disastri a esso legati, tale disposizione assume particolare rilevanza, in quanto riconosce direttamente ed esplicitamente il nesso tra fattori climatico-ambientali di migrazione e il contestuale bisogno di protezione. A fronte di tale importanza risulta ancora più sorprendente il fatto che non vi siano studi sulla sua applicazione. La ricerca condotta dall’autrice in due fasi (2018-2023; 2023-2024) mira a colmare, almeno parzialmente, tale lacuna e fornire dati indispensabili per permettere una valutazione informata dell’Articolo 20bis del Testo Unico Immigrazione. 

20/11/2024
La migrazione spiegata ai bambini. L'empatia come chiave di accesso alla conoscenza

Pensieri a margine della lettura di I vermetti e il peremoto, di Luciana Breggia (Milano, TS Edizioni, 2024, Fondazione Terra Santa). 

25/05/2024
Cultura, transizione ecologica e sviluppo sostenibile oggi e domani negli articoli 9 e 41 della Costituzione

Relazione per il Convegno internazionale di studi sul tema Scuola, università e ricerca: diritti, doveri e democrazia nello stato di cultura, Università degli Studi di Salerno (30 novembre 2023)

05/12/2023
Le chiavi di Casa: che cos’è la rule of law ambientale?

Pensare al Pianeta Terra come "casa comune", attorno alla quale si intrecciano multiple relazioni, offre lo spunto per individuare nella environmental rule of law una chiave concettuale e pratica per affrontare temi quali la tutela dell'ambiente e l'utilizzo equo delle risorse naturali 

14/11/2023
L'Africa sub-sahariana e la trappola del petrolio: verso uno sviluppo condizionato?

Carburanti fossili, sviluppo economico, cambiamento climatico e migrazioni: quattro dimensioni strettamente collegate da rapporti di causa-effetto ormai ampiamente dimostrati, soprattutto in Africa, da cui ogni giorno uomini, donne e bambini arrivano sulle nostre coste alla ricerca di sopravvivenza, protezione e futuro. Anche dai paesi africani produttori di gas e petrolio.

23/12/2022