La Conferenza dei procuratori generali del Consiglio d’Europa si apre nella incertezza e nel dolore. Non avremmo mai immaginato che il suolo della nostra Europa potesse essere nuovamente percosso da eserciti invasori, contrastati dalla strenua resistenza di un popolo. Mai avremmo immaginato che tutto ciò avvenisse ad opera di un Membro del Consiglio e contro un fratello, anch’esso Membro del Consiglio.
Il Consiglio d’Europa è nato per condividere l’attuazione dei principi dello stato di diritto, governato dalla legge, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona. Ci unisce, innanzitutto, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Ci unisce l’idea che la persona è inviolabile, così come lo è la sua dignità. Ci unisce il ripudio della guerra come strumento per la risoluzione delle controversie.
Abbiamo voluto questa conferenza per riaffermare che la giurisdizione è la strada per la composizione dei conflitti individuali e collettivi. La grande utopia di Kant, vissuto nel cuore dell’Europa, di una Pace basata sul diritto e sulla sua cogenza per mezzo della giurisdizione universale, non è certo ancora attuata.
Possiamo però cercare nuovamente, nonostante lo strappo, le fondamenta di ciò che unisce oggi i Paesi che continuano a aderire al Consiglio d’Europa, che continuano a operare per la prevalenza del diritto sulla bruta forza. L’indipendenza del pubblico ministero, in questa prospettiva, non è un valore in sé. L’indipendenza del suo agire diviene un valore, è riconoscibile quale valore ai sensi delle nostre basi comuni, quando essa si lega alla responsabilità democratica ed è diretta ad assicurare i diritti individuali e collettivi delle persone.
I modelli di pubblico ministero in Europa sono molto diversi. Ai pubblici ministeri, nazionali e federali, si è aggiunta da pochi mesi l’esperienza di un pubblico ministero sovranazionale, che unisce i Paesi dell’Unione Europea; esperienza molto interessante per la sua unicità e per i meccanismi volti a garantire l’indipendenza dell’azione, pur in un contesto di responsabilità verso gli Stati.
E’ difficile anche solo sistematizzare i modelli in categorie, considerando quanto essi si radichino nei rispettivi sistemi istituzionali, nell’agire quotidiano, nel concreto dipanarsi di prassi costituzionali. Ciò che può legarli tra loro non è l’indipendenza ordinamentale: troppo grandi sono le differenze. Ma, ciascuno con i propri vincoli, tutti possono tendere alla indipendenza nell’esercizio del potere, che è sinonimo di fairness, di correttezza e imparzialità. Per questa ragione, interventi programmati rassegneranno diverse esperienze e modelli di pubblico ministero. Obiettivo è riconoscere una base minima comune, che costituisca attuazione dei principi convenzionali, quali interpretati dalle decisioni della Corte EDU.
Riconoscere una base minima comune è fondamentale perché sia sempre maggiore la cooperazione giudiziaria, anche in settori difficili, caratterizzati da intrinseca transnazionalità. La tutela dell’ambiente è palesemente uno di questi terreni, perché l’inquinamento non è arrestabile alle frontiere e il traffico di rifiuti investe anche altri continenti, in particolare l’Africa. Il Cybercrime, infine, costituisce la sfida più grave, per la sua diffusività in ogni settore e per la minaccia alle infrastrutture vitali della comunità. Di questi pericoli il Consiglio d’Europa è ben avvertito, visto l’impegno per l’aggiornamento della Convenzione di Budapest, il cui secondo protocollo è aperto alla firma. Saranno sufficienti i nuovi strumenti di cooperazione perché la giurisdizione si affermi anche nello spazio virtuale, o questo è destinato a divenire terra di nessuno? La fiducia reciproca, il Mutual Trust è la base minima delle forme di collaborazione che si affacciano al futuro.
La fiducia reciproca è fondamentale anche rispetto alla sfida dei prossimi mesi, quando sarà necessario che i Paesi europei diano supporto alla Corte Penale Internazionale e ai Paesi che procedono, sulla base delle loro legislazioni, ad accertare se nella guerra di invasione della Ucraina siano stati commessi crimini contro l’umanità. E’ importante che le prove vengano raccolte al più presto e in forme utili al processo, cioè con garanzia di imparzialità. Sono processi difficili, ma che restano all’interno della rule of law. Infatti, nemmeno all’oppresso è consentito di violare i diritti fondamentali. Cito le affermazioni dell’Ufficio del Procuratore generale dell’Ucraina, in una nota inviata agli organizzatori di questa conferenza, che manifesta piena adesione a questi principi e che è ulteriore elemento che spinge il mio ufficio alla fattiva solidarietà.
«Tutti gli sforzi della nostra istituzione sono focalizzati sulla conduzione di indagini rapide e obiettive sui più gravi crimini internazionali commessi nel territorio dell'Ucraina durante la guerra, al fine di perseguire tutti i colpevoli di crimini contro l'umanità, crimini di guerra, crimini di aggressione e genocidio».
Il Consiglio d’Europa è un riferimento per noi di fondamentale importanza, le sue articolazioni ci pungolano quotidianamente per il rispetto dei diritti fondamentali, adeguando ogni giorno i nostri strumenti di lavoro alle nuove esigenze.
Siamo quindi orgogliosi di ospitare oggi i Paesi membri del Consiglio d’Europa, gli Stati Osservatori e gli Stati del Mediterraneo con i quali è intensa la cooperazione con la procura generale italiana, Algeria, Libia, Marocco e Tunisia.
La cooperazione giudiziaria nacque dalla necessità, dalle sfide crescenti che la giurisdizione ha dovuto affrontare. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono tra i promotori di una idea nuova ed efficace della cooperazione, unico strumento che consentisse di affrontare il carattere mondiale della sfida della criminalità organizzata, di Cosa Nostra. Al loro impegno si deve l’avvio di UNTOC, la convenzione contro il crimine organizzato transnazionale, sottoscritta a Palermo 22 anni fa. Essi pagarono con la vita e ne ricorderemo il trentennale del sacrificio non con una commemorazione, ma come parte dei nostri lavori.
Poco prima di essere assassinato, l’8 maggio 1992, Giovanni Falcone ricordò a tutti noi la necessità che «l’autonomia e l’indipendenza della magistratura rispondano alle reali esigenze della società, siano funzionali alle esigenze della collettività e, come tali, vengano riconosciute come un valore da custodire e rafforzare da parte di tutta la società, e non già un privilegio che, come tutti i privilegi, è sempre odioso».
La Presidenza Italiana del Consiglio d’Europa e la Procura generale hanno voluto una Conferenza basata sul nostro impegno, sul contributo volontario dei giovani studenti dell’Istituto Turistico Alberghiero di Palermo, sulla dedizione dei magistrati e del personale delle procure, delle Forze di Polizia, della città di Palermo e della Regione Sicilia, che offrono la bellezza di una regione che è all’origine dell’Europa. Il palazzo che ci ospita ne è magnifica sintesi. Coloro che vi accolgono lo fanno con entusiasmo e per passione civile. Perdonerete quindi se vi sarà qualche mancanza, qualche imperfezione nell’organizzazione. Sono certo che comprenderete il senso profondo di questa impostazione. La nostra ospitalità è manifestazione di disponibilità alla conoscenza, al dialogo e alla comprensione reciproca.
Il 5 e 6 maggio 2022 si è tenuta a Palermo la conferenza dei Procuratori generali degli Stati membri del Consiglio d’Europa. La conferenza è stata organizzata dalla Procura generale presso la Corte, nel contesto della presidenza italiana del Comitato del Consiglio. Essa ha visto la presenza dei delegati di 46 Paesi, tra i quali anche alcuni osservatori (Algeria, Canada, Libia, Marocco, Stati Uniti, Tunisia). La conferenza ha affrontato i temi della indipendenza del pubblico ministero e della sua responsabilità – accountability - come strumento per la tutela dei diritti. Nella giornata conclusiva e come parte integrante dei lavori della conferenza, è stato ricordato il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino e il contributo che essi diedero per l’affermazione dei valori della giurisdizione, sia quali giudici che come pubblici ministeri. Il ricordo, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha visto gli interventi dei capi di Corte del distretto, dei ministri dell’Interno e della Giustizia, del Vice presidente del CSM.