Magistratura democratica
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Una ricerca sulla giovane magistratura

Formazione, condizioni di lavoro, problemi, criticità e aspirazioni dei magistrati entrati in magistratura dal 2013 in avanti in una ricerca commissionata da Questione giustizia all’Università di Torino

Compito principale di una rivista come Questione giustizia consiste, da sempre, non tanto nell’accodarsi alla generalità delle riviste giuridiche nel tentativo di coltivare un proprio autonomo spazio nel quadro delle pubblicazioni scientifiche; quanto piuttosto quello di offrire al lettore una visione “dall’interno” di come la magistratura italiana opera, ed evolve (o involve), nell’interpretare un ruolo ed una funzione che pure rappresenta uno dei perni su cui poggia lo Stato di diritto.

Una visione che da sempre non ha paura di essere critica, senza timore di andare a spezzare il recinto corporativo entro il quale da sempre la magistratura è tentata di autorelegarsi: ma che proprio per la difficoltà del compito di uscire da schemi e rituali tradizionali, deve necessariamente poggiare su un serio ed oggettivo sforzo di conoscenza della realtà a cui si riferisce.

Proprio muovendo da queste premesse, e per onorare la storia che la precede, Questione giustizia si è fatta promotrice di una ricerca presso la cosiddetta “giovane magistratura”: entità avvolta dalla nebulosa delle generalizzazioni e dei luoghi comuni che l’accompagna, ma che incarna non solo il futuro dell’ordine giudiziario, ma piuttosto il presente dell’attività giurisdizionale, soprattutto nelle realtà giudiziarie più “calde” ed esposte, tradizionalmente coperte dai magistrati di prima nomina.

E’ già di qualche anno fa, in epoca pre-covid, la decisione di attribuire all’Università di Torino, in persona del prof. Claudio Sarzotti, sociologo e filosofo del diritto, l’incarico di svolgere una ricerca “sul campo” per esplorare il mondo della “giovane magistratura”, per tentare di coglierne motivazioni, aspirazioni, difficoltà e ambizioni; per tentare di cogliere le ragioni di una disaffezione, che tale almeno viene rappresentata nelle “narrazioni” più comuni, verso l’impegno associativo, e di una diffidenza verso l’autogoverno e la sua concreta pratica. Nonostante i seri ostacoli rappresentati dalla pandemia, e in generale, dalle difficoltà logistiche che comporta una ricerca che riguarda tutta l’Italia giudiziaria, il gruppo di lavoro incaricato, in particolare affidato alla dott.ssa Costanza Agnella che in prima persona ha svolto le interviste e curato i focus groups, ha restituito alla rivista un quadro composito e variegato di dati, di voci, di considerazioni. Ne esce la fotografia di una magistratura che nei dieci anni considerati (oggetto dell’indagine sono i magistrati nominati dal 2013 in avanti) è cambiata notevolmente, se non altro per composizione di genere, e si è trovata ad affrontare oltre alle difficoltà ed ai disagi di sempre, eventi e passaggi inediti (due fra i tanti: la pandemia e la digitalizzazione).

Da oggi in avanti, pubblichiamo sulla rivista on line gli esiti di questa ricerca: a partire dal commento di carattere generale del prof. Sarzotti, all’illustrazione di quelli che sono i risultati a proposito della percezione del ruolo del magistrato da parte dei nuovi entrati. A seguire, le analisi dei dati più salienti oggetto dell’indagine, dal tema della formazione individuale, a quello della motivazione personale alla base della scelta di entrare in magistratura; senza trascurare, appunto, il versante della questione di genere, quello del rapporto fra scelte organizzative negli uffici e gestione dei carichi di lavoro, che tanto incide sulla vita lavorativa soprattutto dei più giovani, quello, ineludibile, della crescente tecnologizzazione del lavoro giudiziario. Ultimo, ma non da ultimo, l’argomento della percezione da parte dei più giovani della riforma dell’ordinamento giudiziario, cantiere sempre aperto e sempre al centro della polemica politica. 

Quel che ne esce è un caleidoscopio ricchissimo di dati di conoscenza e di temi di riflessione, che si presta e si presterà evidentemente al commento ed alla valutazione non solo dei magistrati, ma anche degli osservatori esterni del “pianeta magistratura”, gli avvocati, i giornalisti e l’accademia giuridica. Il progetto della rivista è di costruire intorno alla ricerca ed ai contributi che ne seguiranno, il n.4 del 2023 della trimestrale. Per ora, è doveroso anticipare ai lettori gli esiti di questa indagine preziosa, per molti versi innovativa, sicuramente unica nella sua attualità, con gli approfonditi commenti dei ricercatori che vi hanno lavorato, capaci anche di andare oltre il dato oggettivo per leggere a partire da essa i fenomeni più complessivi e rappresentativi.

Da parte della redazione di Questione giustizia, la soddisfazione di avere comunque colto un vuoto di conoscenza che meritava, eccome, di essere riempito, e la riconoscenza verso il team dell’Università di Torino di avervi provveduto al meglio, affiancato e supportato dai giovani magistrati che hanno consentito la realizzazione del progetto, investendovi personali energie e iniziative (una fra tutti, Ottavia Civitelli).

23/10/2023
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Il caso della consigliera Rosanna Natoli. E’ venuto il momento del diritto?

Se nella vicenda della consigliera Rosanna Natoli l’etica, almeno sino ad ora, si è rivelata imbelle e se gran parte della stampa e della politica hanno scelto il disinteresse e l’indifferenza preferendo voltarsi dall’altra parte di fronte allo scandalo cha ha coinvolto un membro laico del Consiglio, è al diritto che occorre guardare per dare una dignitosa soluzione istituzionale al caso, clamoroso e senza precedenti, dell’inquinamento della giustizia disciplinare. L’organo di governo autonomo della magistratura può infatti decidere di agire in autotutela, sospendendo il consigliere sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo, come previsto dall’art. 37 della legge n. 195 del 1958, contenente norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. Questa peculiare forma di sospensione “facoltativa” può essere adottata con garanzie procedurali particolarmente forti per il singolo consigliere - la votazione a scrutinio segreto e un quorum deliberativo di due terzi dei componenti del Consiglio – ed è regolata da una normativa speciale, non abrogata né in alcun modo incisa dalle recenti disposizioni della riforma Cartabia che mirano a garantire il cittadino da effetti civili o amministrativi pregiudizievoli riconducibili al solo dato della iscrizione nel registro degli indagati. Le questioni poste dal caso Natoli sono troppo gravi e serie per farne materia di cavilli e di vuote suggestioni e per tutti i membri del Consiglio Superiore è venuto il momento dell’assunzione di responsabilità. Essi sono chiamati a decidere se tutelare l’immagine e la funzionalità dell’organo di governo autonomo o se scegliere di rimanere inerti, accettando che i fatti già noti sul caso Natoli e quelli che potranno emergere nel prossimo futuro pongano una pesantissima ipoteca sulla credibilità e sull’efficienza dell’attività del Consiglio Superiore. 

02/09/2024
Lo sguardo dell'inizio: una ricerca sulla giovane magistratura
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Conversazione a margine della ricerca sui giovani magistrati svolta dall'Università di Torino su incarico di Questione giustizia

Aversa, 7 giugno 2024 - ore 15 - Tribunale di Napoli Nord- Piazza Trieste e Trento, 27 - Sala Rosario Livatino

03/06/2024
L’imparzialità dei giudici e della giustizia in Francia…in un mondo dove gravitano i diritti fondamentali

Un viaggio nella storia del pensiero giuridico alla luce dell’esperienza francese, sulle tracce di un concetto connaturato al funzionamento della giustizia, reattivo ai tentativi di soppressione o mascheramento tuttora capaci di incidere sul ruolo del magistrato all’interno della società. Una società complessa e plurale, di cui egli è parte attiva a pieno titolo. Nella lucida e personalissima testimonianza di Simone Gaboriau, l’imparzialità emerge come principio-cardine dell’ordine democratico, fondato – necessariamente – sull’indipendenza dei poteri che lo reggono.
Pubblichiamo il contributo nella versione italiana e nella versione originale francese. 

16/05/2024
L’imparzialità del giudice: il punto di vista di un civilista

Il tema dell’imparzialità del giudice, di cui molto si discute riferendosi soprattutto all’esercizio della giurisdizione penale, presenta spunti di interesse anche dal punto di vista civilistico. Se è ovvio che il giudice debba essere indipendente e imparziale, meno ovvio è cosa per “imparzialità” debba intendersi. Si pongono al riguardo tre domande: se e quanto incidono  sull’imparzialità del giudice le sue convinzioni ideali e politiche e il modo in cui egli eventualmente le manifesti; se  l’imparzialità debba precludere al giudice di intervenire nel processo per riequilibrare le posizioni delle parti quando esse siano in partenza sbilanciate; entro quali limiti la manifestazione di un qualche suo pre-convincimento condizioni  l’imparzialità del giudice all’atto della decisione. Un cenno, infine, all’intelligenza artificiale e il dubbio se la sua applicazione in ambito giurisdizionale possa meglio garantire l’imparzialità della giustizia, ma rischi di privarla di umanità. 

04/05/2024
Lo sguardo dell'inizio: una ricerca sulla giovane magistratura
a cura di Redazione

Conversazione a margine della ricerca sui giovani magistrati svolta dall'Università di Torino su incarico di Questione giustizia

17 maggio 2024 - ore 15.00 - Sala Conferenze DIGIES - Palazzo Sarlo - Reggio Calabria 

30/04/2024