Compito principale di una rivista come Questione giustizia consiste, da sempre, non tanto nell’accodarsi alla generalità delle riviste giuridiche nel tentativo di coltivare un proprio autonomo spazio nel quadro delle pubblicazioni scientifiche; quanto piuttosto quello di offrire al lettore una visione “dall’interno” di come la magistratura italiana opera, ed evolve (o involve), nell’interpretare un ruolo ed una funzione che pure rappresenta uno dei perni su cui poggia lo Stato di diritto.
Una visione che da sempre non ha paura di essere critica, senza timore di andare a spezzare il recinto corporativo entro il quale da sempre la magistratura è tentata di autorelegarsi: ma che proprio per la difficoltà del compito di uscire da schemi e rituali tradizionali, deve necessariamente poggiare su un serio ed oggettivo sforzo di conoscenza della realtà a cui si riferisce.
Proprio muovendo da queste premesse, e per onorare la storia che la precede, Questione giustizia si è fatta promotrice di una ricerca presso la cosiddetta “giovane magistratura”: entità avvolta dalla nebulosa delle generalizzazioni e dei luoghi comuni che l’accompagna, ma che incarna non solo il futuro dell’ordine giudiziario, ma piuttosto il presente dell’attività giurisdizionale, soprattutto nelle realtà giudiziarie più “calde” ed esposte, tradizionalmente coperte dai magistrati di prima nomina.
E’ già di qualche anno fa, in epoca pre-covid, la decisione di attribuire all’Università di Torino, in persona del prof. Claudio Sarzotti, sociologo e filosofo del diritto, l’incarico di svolgere una ricerca “sul campo” per esplorare il mondo della “giovane magistratura”, per tentare di coglierne motivazioni, aspirazioni, difficoltà e ambizioni; per tentare di cogliere le ragioni di una disaffezione, che tale almeno viene rappresentata nelle “narrazioni” più comuni, verso l’impegno associativo, e di una diffidenza verso l’autogoverno e la sua concreta pratica. Nonostante i seri ostacoli rappresentati dalla pandemia, e in generale, dalle difficoltà logistiche che comporta una ricerca che riguarda tutta l’Italia giudiziaria, il gruppo di lavoro incaricato, in particolare affidato alla dott.ssa Costanza Agnella che in prima persona ha svolto le interviste e curato i focus groups, ha restituito alla rivista un quadro composito e variegato di dati, di voci, di considerazioni. Ne esce la fotografia di una magistratura che nei dieci anni considerati (oggetto dell’indagine sono i magistrati nominati dal 2013 in avanti) è cambiata notevolmente, se non altro per composizione di genere, e si è trovata ad affrontare oltre alle difficoltà ed ai disagi di sempre, eventi e passaggi inediti (due fra i tanti: la pandemia e la digitalizzazione).
Da oggi in avanti, pubblichiamo sulla rivista on line gli esiti di questa ricerca: a partire dal commento di carattere generale del prof. Sarzotti, all’illustrazione di quelli che sono i risultati a proposito della percezione del ruolo del magistrato da parte dei nuovi entrati. A seguire, le analisi dei dati più salienti oggetto dell’indagine, dal tema della formazione individuale, a quello della motivazione personale alla base della scelta di entrare in magistratura; senza trascurare, appunto, il versante della questione di genere, quello del rapporto fra scelte organizzative negli uffici e gestione dei carichi di lavoro, che tanto incide sulla vita lavorativa soprattutto dei più giovani, quello, ineludibile, della crescente tecnologizzazione del lavoro giudiziario. Ultimo, ma non da ultimo, l’argomento della percezione da parte dei più giovani della riforma dell’ordinamento giudiziario, cantiere sempre aperto e sempre al centro della polemica politica.
Quel che ne esce è un caleidoscopio ricchissimo di dati di conoscenza e di temi di riflessione, che si presta e si presterà evidentemente al commento ed alla valutazione non solo dei magistrati, ma anche degli osservatori esterni del “pianeta magistratura”, gli avvocati, i giornalisti e l’accademia giuridica. Il progetto della rivista è di costruire intorno alla ricerca ed ai contributi che ne seguiranno, il n.4 del 2023 della trimestrale. Per ora, è doveroso anticipare ai lettori gli esiti di questa indagine preziosa, per molti versi innovativa, sicuramente unica nella sua attualità, con gli approfonditi commenti dei ricercatori che vi hanno lavorato, capaci anche di andare oltre il dato oggettivo per leggere a partire da essa i fenomeni più complessivi e rappresentativi.
Da parte della redazione di Questione giustizia, la soddisfazione di avere comunque colto un vuoto di conoscenza che meritava, eccome, di essere riempito, e la riconoscenza verso il team dell’Università di Torino di avervi provveduto al meglio, affiancato e supportato dai giovani magistrati che hanno consentito la realizzazione del progetto, investendovi personali energie e iniziative (una fra tutti, Ottavia Civitelli).