1. Premessa
Sono grato all’Università di Buenos Aires e alla sua Facultad de Derecho – e in particolare a Daniel Pastor e a Nicolás Guzmán – per avermi invitato a svolgere questa laudatio di Perfecto Andrés Ibáñez, in occasione della laurea honoris causa conferitagli da questa prestigiosa Università. E’ un invito che ho accolto con grande piacere, a causa dell’immensa stima che ho per Perfecto, oltre che per l’amicizia fraterna che ci lega da quasi mezzo secolo.
Conobbi Perfecto nel lontano 1976. Perfecto era venuto a Roma, insieme ad altri esponenti di quella che allora si chiamava Justicia democrática – un’associazione di giudici, di pubblici ministeri e di segretari giudiziari costituitasi in forma clandestina alla fine degli anni Sessanta, quando ancora c’era la dittatura franchista[1] – per incontrare Magistratura Democratica, cioè il gruppo di magistrati che si era formato dodici anni prima con l’intento di rifondare la magistratura italiana sulla base della Costituzione repubblicana, finalmente presa sul serio. Io avevo appena lasciato la magistratura per l’università, ma continuavo a partecipare intensamente all’attività di Magistratura Democratica, a causa della forte amicizia che mi ha sempre legato a gran parte di loro, come Salvatore Senese, Pino Borrè, Luigi Saraceni, Franco Ippolito, Livio Pepino, Giovanni Palombarini, Edmondo Bruti Liberati, Elena Paciotti e molti altri, divenuti tutti grandi amici anche di Perfecto. Ricordo che passammo un’intera serata, fino a notte inoltrata, a parlare di giurisdizione e costituzione, di ordinamento giudiziario e di ruolo garantista della magistratura, della necessità di rifondare la giustizia e della deontologia dei magistrati. Ricordo l’entusiasmo e la curiosità di Perfecto, il suo interesse per il modello italiano di ordinamento giudiziario, la sua passione politica e la sua volontà di riflettere sulla giurisdizione per dare un senso alto al mestiere di giudice, la sua convinzione, infine, che le battaglie civili non possono essere vinte da singoli giudici e che solo l’associazionismo dei magistrati poteva rinnovare la magistratura. Da allora si stabilì tra noi una perfetta sintonia, non soltanto sui temi della giustizia, ma su gran parte dei temi del diritto, della politica e della morale pubblica.
Sono molte le qualità di Perfecto che occorrerebbe illustrare. Distinguerò tre aspetti della sua personalità, tra loro connessi: in primo luogo l’estremo, esemplare rigore professionale e morale con cui ha sempre esercitato la funzione di giudice; in secondo luogo la sua straordinaria cultura e gli importanti contributi teorici da lui recati alla cultura giuridica; in terzo luogo la sua costante, generosa militanza a sostegno dei valori della giurisdizione e, più in generale, della democrazia.
2. Un modello di giudice
Anzitutto Perfecto, come ha scritto Manuel Atienza, «riunisce in se stesso, nel modo migliore, tutte le caratteristiche del modello ideale del giudice, del giudice eccellente»: è stato, in breve, «un juez perfecto»[2]. Ed è stato anche, come dice il titolo di un libro a lui dedicato e pubblicato proprio qui a Buenos Aires, «un juez para la democracia»[3].
Ho sempre visto in Perfecto un giudice illuminista, che ha sempre informato l’esercizio della giurisdizione al massimo rispetto di tutte le garanzie penali e processuali. Il suo modello di giudice, da lui teorizzato e praticato, è sempre stato quello del giudice «indifferente ricercatore del vero», secondo le parole di Beccaria, in opposizione alla figura del giudice «nemico del reo»[4]. Del Dei delitti e delle pene, del resto, Andrés Ibáñez possiede una ricca collezione, non solo delle edizioni spagnole, ma delle varie edizioni italiane, francesi ed inglesi. E lui stesso ne ha curato un’ottima riedizione bilingue, sicuramente l’edizione critica in lingua spagnola filologicamente più corretta e rigorosa[5].
Dunque il modello di giudice impersonato da Perfecto è quello di un giudice non burocratico, non esibizionista, garante dei diritti fondamentali di tutti i soggetti coinvolti nel processo, rigorosamente imparziale, indipendente da qualunque potere e perfettamente consapevole dei limiti intrinseci alla verità processuale, solo opinabile in diritto e probabilistica in fatto, e quindi della permanente possibilità dell’errore. Questo modello di giudice è stato da Perfecto non soltanto praticato ma anche più volte teorizzato. «La indipendencia judicial”, egli scrive, «es un valor difícil. Un valor de oposición» e «un valor incómodo…contramayoritario, en cuanto constitucionalmente previsto para garantizar» los «derechos fundamentales que representan otros tantos momentos de limitación del poder»[6]. Essa comporta l’abolizione di qualunque «gobierno político de los jueces». Di qui, aggiunge Perfecto, la necessità di sopprimere le carriere, il rifiuto comunque del carrierismo[7] e l’«ejercicio de la desobediencia a lo que no es la ley» e, in particolare, a «los lugares del poder, desde luego económico, pero también político»[8].
3. La cultura giuridica
Il secondo aspetto della personalità di Perfecto è la sua straordinaria cultura. Perfecto ha avuto un’ottima formazione filosofico-giuridica, che ha maturato, negli anni successivi alla laurea, alla scuola di Elias Diaz, il quale è stato in Spagna ciò che Norberto Bobbio è stato in Italia: uno dei protagonisti più illustri, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, del rinnovamento democratico della cultura giuridica spagnola. Unisce perciò, a una grande cultura giuridica, una sicura cultura filosofico-politica. Perfecto conosce la letteratura giuridica italiana assai più di molti giuristi italiani. Ha tradotto moltissimi loro lavori, tra i quali i libri e i saggi di Piero Calamandrei, di Salvatore Senese, di Giulio Ubertis, di Danilo Zolo, di Michele Taruffo, di Giuliano Turone, di Dario Ippolito, di Francesco Iacoviello e, aggiungo, tutte le mie opere – da Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale a Principia iuris. Teoria del diritto e della democrazia – tanto che devo soprattutto a lui la diffusione delle mie tesi in Spagna e in America Latina. Ha fondato nel 1986 e ha diretto per più di 30 anni la rivista Jueces para la democracia. Información y debate, grazie a lui diventata un riferimento obbligato della cultura giuridica progressista.
L’elenco delle opere di Perfecto è lunghissimo. Mi limito a ricordare i suoi libri più importanti, punti di riferimento obbligato della cultura giuridica garantista: El poder judicial, con Claudio Movilla Alvarez, Tecnos, Madrid 1986; Justicia/conflicto, Tecnos, Madrid 1988; Los “hechos” en la sentencia penal, Fontamara, México 2005; Justicia penal, derechos y garantias, Palestra, Lima-Bogotà 2007; En torno a la jurisdicción, Editores del Puerto, Buenos Aires 2007; Prueba y convicción judicial en el proceso penal, Hammurabi, Buenos Aires 2009; Cultura constitucional de la jurisdicción, Siglo del Hombre, Bogotà 2011; infine quella mirabile summa del suo pensiero che è Tercero en discordia. Jurisdicción y juez del Estado constitucional, Editorial Trotta, Madrid 2015, sul quale si svolse proprio qui a Buenos Aires un intenso dibattito, pubblicato da Daniel Pastor, da Elena Godoy e da Daniel Rubinovich, Un juez para la democracia, Ad-Hoc, Buenos Aires 2016.
L’oggetto principale della riflessione di Perfecto è stato il problema della prova: la natura induttiva del ragionamento probatorio, idoneo a confermare ma non a dimostrare le conclusioni indotte; il principio in dubio pro reo e quello della presunzione di innocenza; la rilevanza ma anche le insidie della prova testimoniale e degli altri tipi di prova; il valore dell’oralità e della pubblicità del dibattimento; l’assoluta inammissibilità delle prove illecitamente raccolte; la centralità della motivazione, non solo in diritto ma anche e più ancora in fatto, banco di prova della correttezza del giudizio e sua essenziale condizione di legittimità. Sono temi scarsamente trattati dalla teoria dell’argomentazione, prevalentemente interessata all’argomentazione interpretativa e assai meno all’argomentazione probatoria. Si tratta invece dei temi centrali dell’epistemologia giudiziaria, sui quali si basano tutte le garanzie del corretto processo, dalla presunzione di innocenza all’onere accusatorio della prova, dal diritto al silenzio dell’indagato e a tutti gli altri diritti di difesa. Sempre, nella trattazione di questi temi, esperienza pratica e riflessione teorica sono da Perfecto tra loro connesse, l’una quale banco di prova della seconda e la seconda quale guida razionale della prima.
L’altro grande tema della riflessione teorica e filosofica di Perfecto è la natura del potere giudiziario e le garanzie istituzionali del suo corretto esercizio. Nella sua indagine si intrecciano due dimensioni: quella storiografica e quella teorica, la prima indagata nei suoi complessi e difficili percorsi, la seconda basata sul modello garantista della giurisdizione espresso dai due valori enunciati dal celebre articolo 16 della Dichiarazione dei diritti del 1789: dove non siano assicurate la garanzia dei diritti e la separazione dei poteri, non c’è costituzione. Perfecto ha più volte identificato l’origine di tale modello nella distinzione premoderna tra gubernaculum e iurisdictio, l’uno quale innovazione e produzione del diritto, l’altra quale applicazione del diritto prodotto che richiede, per la sua natura cognitiva, imparzialità e indipendenza. Ebbene, la funzione giudiziaria, egli scrive, diventa una funzione “difficile” nello stato costituzionale di diritto, giacché in esso il gubernaculum non è più legibus solutus ma è anch’esso sottoposto al diritto, cioè alla costituzione; con la conseguenza che la iurisdictio, proprio perché deputata all’imparziale e indipendente difesa della legalità, è destinata a collidere con gli altri poteri, cioè ad essere, rispetto ad essi, un potere non solo “terzo” ma anche “in discordia”, come dice il bel titolo del suo ultimo libro, ovverosia un «poder otro»[9], in virtuale conflitto con gli altri poteri, le cui violazioni giuridiche, ad opera di atti invalidi o di comportamenti illeciti, esso è chiamato ad accertare.
Di qui la permanente tensione tra il potere giudiziario e i poteri di governo, i quali non hanno mai seriamente accettato il principio della soggezione della politica alla legge e alla Costituzione, e perciò un’ulteriore ragione dell’indipendenza del primo dai secondi, virtualmente sottoposti al controllo di legalità. Di qui il rifiuto dell’idea stessa di un “governo” della magistratura, perfino del suo “auto-governo”, giacché, scrive incisivamente Perfecto, in materia di giurisdizione «no hay nada que gobernar en el sentido politico-administrativo del término»[10]. Di qui, infine, una lunga serie di corollari in materia di ordinamento giudiziario: la contrarietà a qualunque tipo di carriera, la necessità di ridurre i poteri dei capi degli uffici, l’indipendenza interna all’ordine giudiziario non meno importante di quella esterna, la garanzia del giudice naturale tramite automatismi nell’assegnazione dei processi, la difesa dell’obbligatorietà dell’azione penale a tutela dell’uguaglianza dei cittadini e dell’imparzialità e dell’indipendenza della pubblica accusa, la critica severa della riforma spagnola del Consiglio superiore dell’ordine giudiziario del 1985, la quale stabilì la nomina parlamentare dei suoi membri, così affidando la difesa dell’indipendenza dei magistrati dal potere politico ad un organo che del potere politico è istituzionalmente espressione.
4. La militanza intellettuale
Ma l’aspetto più rilevante e più affascinante della personalità di Perfecto è indubbiamente il terzo: la sua concezione militante della cultura giuridica e politica e la sua statura di intellettuale cosmopolita. Per tutta la vita Perfecto ha svolto un lavoro instancabile di difesa dell’indipendenza dei giudici, non soltanto in Spagna ma anche in Italia e in tutto il continente latino-americano. E’ andato a parlare del valore dell’indipendenza della giurisdizione, non solo esterna ma anche interna, in tutti i paesi dell’America Latina, censurando le cosiddette “alte magistrature” per la loro gestione delle carriere dei magistrati, i loro giudizi di professionalità quali condizioni degli avanzamenti in carriera, le nomine dei giudici delle “alte magistrature” da parte dei presidenti o dei parlamenti e, insieme, promuovendo e incoraggiando l’associazionismo dei giudici quale condizione indispensabile alle loro battaglie civili per la loro indipendenza, sia interna che esterna.
Dovunque – in Spagna, in Italia e in America Latina – qualunque giurista, qualunque magistrato di media cultura conosce Perfecto, e di solito lo considera un grande amico. Perfecto, infatti, ha la straordinaria capacità di suscitare amicizia e affetto, grazie alla generosità disinteressata con cui sempre alimenta i suoi rapporti con gli altri e al carattere contagioso della sua curiosità intellettuale e del suo impegno civile. Sono innumerevoli i giuristi – magistrati, avvocati, professori, soprattutto filosofi e teorici del diritto, penalisti e costituzionalisti – che conoscono e ammirano Perfecto e si sono formati alla luce del suo esempio e del suo insegnamento. L’ho verificato più volte. Sempre, quando tra giuristi, in Spagna o in Italia o in America Latina, si nomina Perfecto, quasi tutti dichiarano di conoscerlo e di ammirarlo[11].
5. Le ragioni dell’ammirazione per Perfecto
E’ l’insieme di questi caratteri – la statura intellettuale e morale, il nesso sempre stabilito tra teoria e prassi, la capacità di generare amicizie e la generosità incondizionata dell’impegno civile – che spiega l’affetto e la generale ammirazione di cui gode Perfecto. Per circa mezzo secolo, Perfecto ha impersonato un modello affascinante di giudice e di giurista, di operatore e insieme di teorico del diritto, rappresentando un punto di riferimento ideale per l’intera cultura giuridica democratica, non solo spagnola ma anche italiana e latino-americana. E’ stupefacente la capacità di lavoro di Perfecto, magistrato impegnato nelle sue funzioni e, insieme, autore di un’enorme quantità di libri, di saggi e di traduzioni, costantemente occupato, sulle due sponde dell’Atlantico, in convegni, lezioni e conferenze. E’ una capacità di lavoro che gli proviene dal suo ottimismo e dall’entusiasmo che sempre accompagna il suo impegno civile e intellettuale.
Proprio in questi anni di crisi globale della legalità e della politica, di sfiducia generalizzata nella sfera pubblica, di depressione dello spirito civico ed anche di involuzione illiberale di gran parte della cultura giuridica, l’opera di Perfecto Andrés Ibáñez e il suo esempio di giudice illuminista sono estremamente preziosi: non solo per il loro intrinseco valore, ma anche per la generosità e la passione contagiosa della quale sono il frutto e che ad esse conferiscono una sicura funzione di pedagogia civile. Per questo, caro Perfecto, per il debito di gratitudine che tutti noi avvertiamo nei tuoi confronti – per quanto ci hai insegnato e continui a insegnarci, con i tuoi scritti e con il tuo esempio – vogliamo oggi festeggiarti con questa laurea honoris causa.
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Su Questione Giustizia online:
Il Consejo General del Poder Judicial: una istituzione disastrata: https://www.questionegiustizia.it/articolo/il-consejo-general-del-poder-judicial-una-istituzione-disastrata
Il prezzo di essere un giudice indipendente (donna) in Guatemala: https://www.questionegiustizia.it/articolo/il-prezzo-di-essere-un-giudice-indipendente-donna-in-guatemala_12-12-2019.php
Su Questione Giustizia rivista cartacea:
n. 1/84 Breve intervento al congresso di Sorrento – Informazioni sulla nascita di Jueces para la democracia
n. 4/84 I giudici spagnoli tra franchismo e democrazia
n. 2/86 Il problematico governo della magistratura in Spagna
n. 2/87 Magistratura e polizia in Spagna
n. 1/91 Cronache dei 5 anni di Consejo - Dal modello italiano alla delusione della prima esperienza
n. 2-3/94 Sulla corruzione in Spagna (ovvero: fatto bianco/gatto nero/gattopardo)
n. 4/93 Spagna – La giurisdizione in una esperienza di democrazia maggioritaria
n. 4/98 Sulla richiesta di estradizione di Pinochet
n. 1/2003 I diritti, la nostra forza
n. 5/2005 L’influenza di MD in Europa e in America Latina
n. 6/2005 Breve scheda informativa della situazione in Spagna su candidature e incarichi politici dei magistrati
[1] Si vedano, su quella straordinaria esperienza, C. Conde-Pumpido Tourón, Nuestros comienzos: de Justicia democratica a Jueces para la democracia, in Jueces para la democracia, n. 90, diciembre 2017, pp. 58-66; J.A. Martin Pallin, El juez de Toro, ivi, pp. 67-71; P. Andrés Ibáñez, Poder judicial y Estado de derecho: la esperiencia de Justicia democratica, ivi, pp. 72-85.
[2] Manolo Atienza, El juez perfecto, ivi, p. 43.
[3] Un juez para la democracia, ed. Daniel R. Pastor, coordd. M. Elena Godoy B e D. Rubinovich, Ad-Hoc, Buenos Aires 2016. Si veda anche, di D.R. Pastor, Perfecto Andrés Ibáñez y la judicatura democratica in Latinoamérica, in Jueces para la democracia, n. 90, pp. 146-149.
[4] C. Beccaria, Dei delitti e delle pene, ed. di Livorno del 1766, a cura di F. Venturi, Einaudi, Torino 1981, § XIV, pp. 43-44.
[5] De los delitos y de las penas, a cura di Perfecto Andrés Ibáñez, con testo originale a fronte dell’edizione di Livorno del 1766 (nell’Edizione Nazionale delle Opere di Beccaria del 1984 a cura di Gianni Francioni), Editorial Trotta, Madrid 2011, cap. XVII.
[6] P. Andrés Ibáñez, Tercero en discordia. Jurisdicción y juez del estado de derecho, Editorial Trotta, Madrid 2015, pp. 155-156.
[8] Ivi, pp. 158 e 160. Si vedano anche, ivi, i capp. XIII e XIV e, inoltre, P. Andrés Ibáñez, En torno a la jurisdiccion, Editores del Puerto, Buenos Aires 2007, pp. 39-58.
[9] P. Andrés Ibáñez, Tercero en discordia cit., p. 41. L’espressione è ripresa ivi, a p. 138 e a p. 510, dove Perfecto pone in rilievo il ruolo della giurisdizione come «control desde la legalidad».
[10] Ivi, pp. 163 e 166. Perfecto propone perciò di parlare, anziché di “governo” o di “auto-governo”, di «administración de la jurisdicción, concepto que comprende el conjunto de actuaciones de dotación y de gestión que son instrumentales para el ejercicio de esta» (p. 166).
[11] Basti ricordare gli accenti dei tanti interventi, oltre che nel volume collettaneo Un juez para la democracia citato nella nota 3, nel fascicolo di Jueces para la democracia, n. 90 del dicembre 2017, «en homenaje a P. Andrés Ibáñez».
Laudatio pronunciata in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte della Facultad de Derecho dell'Università di Buenos Aires a Perfecto Andrés Ibañez il giorno 9 maggio 2023.