Abbiamo ancora negli occhi le scene dei violenti scontri di sabato scorso 9 ottobre a corollario della manifestazione No Vax che ha richiamato a Roma circa 10 mila persone: non ci lasciano le immagini dell’assalto alla sede della CGIL di Corso Italia, i manganelli, le devastazioni, le braccia tese nel saluto romano.
Ci indignano i tentativi di sminuire la portata di questi fatti drammatici ignorandone la matrice fascista: e non cediamo alla tentazione di nasconderci dietro le comode cortine di una malintesa neutralità che secondo una visione distorta della collocazione istituzionale della magistratura dovrebbe distoglierci da ogni presa di posizione. Siamo magistrati, ed abbiamo giurato sulla Costituzione antifascista: abbiamo il dovere di schierarci con tutti coloro che hanno letto quegli assalti come un gravissimo attacco a tutta la democrazia da parte di forze politiche organizzate che hanno cavalcato il movimento No vax per compiere un’azione in classico stile squadrista, colpendo la maggiore organizzazione rappresentativa dei lavoratori e delle lavoratrici del Paese, inneggiando alla libertà mentre si brandivano i manganelli e si usava violenza contro chi si opponeva al loro assalto.
Ma vi è dell’altro: siamo magistrati che animano questa Rivista, con l’intento di farne organo e strumento di pensiero, e luogo di confronto, quanto più aperto e libero, tra le idee più diverse, anche quelle che non ci appartengono. Questo nostro impegno non solo non ci esime dall’espressione del nostro sentire, ma anzi ci spinge ad assumere una posizione pubblica, con chiarezza, ed intransigenza: per evitare ogni sottovalutazione ed ogni confusione, per richiamare la nostra adesione ai valori democratici e dell’antifascismo incarnati dalla nostra Costituzione. Per queste irrinunciabili ragioni anche Questione giustizia aderisce alla manifestazione di sabato 16 ottobre indetta da CGIL CISL e UIL: questo è uno di quei momenti in cui dobbiamo, vogliamo esserci anche noi. Di questo rendiamo conto ai nostri lettori, convinti come siamo che l’indifferenza, oggi più che mai, sia null’altro che complicità.