Magistratura democratica

Introduzione

di Stefano Celentano

Esistono fasi storiche e passaggi socioculturali in cui, tanto per il giurista quanto per l’osservatore attento dei mutamenti sociali, occorre soffermarsi a riflettere sulle direzioni, univoche o discordanti, in cui si colloca il dibattito storico (arricchito dall’esperienza giuridica) su alcuni dei temi identitari della cultura sociale del Paese, e il “macrosistema” che porta con sé il concetto di “famiglia” è senza dubbio uno di questi, atteso che la sua elaborazione dinamica è il frutto di un coacervo di fattori in cui l’esperienza giuridica, il pensiero culturale, le visioni e i progetti di politica sociale hanno conosciuto momenti di proficua condivisione e altri di forte e marcato contrasto.

Un’osservazione critica del contesto attuale del dibattito sociale e giuridico sul tema della famiglia (ma, in modo più complesso, sui temi delle relazioni e degli affetti) non può non registrare una pluralità differente di direzioni in cui si muove l’elaborazione dei più eterogenei (anche per sostanza) contributi al tema. Sinteticamente, a concezioni sociali e politiche che fanno della tradizione (e, talvolta, dell’esclusione) la bussola per orientarsi tra pochi modelli familiari ipotizzabili come degni di tutela pubblica,  si contrappone una chiara e graduale elaborazione giuridica, frutto di norme e di pronunce nazionali e sovranazionali, che – in una dimensione inclusiva e maggiormente progressista – ribadisce invece la trasversalità del diritto all’uguaglianza nel mondo delle relazioni e degli affetti, optando per una visione più dinamica e maggiormente democratica (ed egualitaria) del concetto di “nucleo affettivo”. Una rappresentazione plastica di questa stridente dicotomia che il nostro Paese vive è offerta, da una parte, dalla identità sociale e culturale connessa al World Congress of Families dello scorso marzo – che non poche e giuste critiche ha suscitato – e, dall’altra, in chiave antitetica, dalla recentissima presentazione della proposta di legge «Disciplina della gestazione per altri» (promossa dalla Associazione “Luca Coscioni” con l’associazione radicale Certi Diritti, insieme a Famiglie Arcobaleno e CGIL Nuovi Diritti), a riprova di come alla piazza di Verona si contrappongano tavoli di elaborazione giuridica e culturale di opposta natura e di ben altri contenuti.

Ciò posto, l’obiettivo “Famiglie e Individui. Il singolo nel nucleo” si pone nel pieno di questo dibattito in una prospettiva peculiare, offrendo come metodo e chiave di lettura del mondo delle relazioni affettive la necessità di anteporre al concetto di “famiglia” (rectius, nucleo affettivo), quello di persona e di identità affettiva, ponendosi in un percorso logico e giuridico che prende le mosse dal singolo, e dalla tutela della sua individualità nel mondo delle sue relazioni affettive, per poi approdare a una concreta individuazione dell’identità sostanziale del “legame”, inteso come esplicazione della propria identità affettiva e relazionale, piena, libera e consapevole, che va necessariamente privata da dogmi, pregiudizi e retoriche di sorta, e riportata al suo significato essenziale, così come tracciato da una attenta e profonda lettura complessiva degli artt. 2, 3, 29 e 30 della Carta costituzionale.

Ed allora, un percorso logico che renda piena attuazione all’esigenza di tracciare i contorni di questa prospettiva può utilmente muoversi su quattro concetti, dinamicamente connessi in quest’ordine: persona – identità - dignità – legame: l’individuo, al centro dell’ambito di tutela dell’ordinamento, riceve protezione massima allorquando gli si riconosca, senza alcun pregiudizio o escludenti categorie di pensiero, la sua identità affettiva intesa come uno degli elementi più importanti che caratterizzano il pieno sviluppo della sua persona; l’identità affettiva, oggetto dunque di specifica necessità di tutela “a prescindere”, trova la sua massima espressione laddove si riconosca al singolo la libertà di divenire soggetto relazionale, capace di riconoscersi in un suo simile, e di vivere a pieno la propria dignità individuale anche nel mondo delle relazioni di coppia, e nell’ambito di un progetto di condivisione a due; il legame, riconosciuto dall’ordinamento con ogni crisma di sacralità e con ogni ampia conseguenza giuridica, costituisce il punto di approdo di questo virtuoso e naturalissimo percorso di vita, atteso che il diritto alla famiglia e il diritto alla vita familiare si fondano sulla necessità di offrire al singolo precisi margini di un positivo e personale  “ambito  di appartenenza” e gli conferiscono una importante possibilità di identificazione del sé.

Un percorso concettuale e giuridico che si muova in questi ambiti – e che è quello che si propone  questo obiettivo – si affranca, dunque, tanto nelle relazioni di coppia che in quelle tra generazioni, non solo dalla visione più remota del contesto familiare (visto come forma di complementarietà domestica, sociale e riproduttiva), ma anche da quella basata sul vincolo biologico e sul preteso paradigma della eterosessualità (frutto di una superficiale lettura dell’art. 20 Cost, e di una arbitraria introduzione del concetto di “famiglia naturale” rispetto a quello, costituzionale,  di “società naturale”), introducendo invece un ben diverso metodo di lettura del concetto di “nucleo affettivo e di relazioni”, che esamini in modo completo non solo il rapporto tra la  libertà e l’autorità, ma anche tra diritto e vita, in una prospettiva di graduale denaturalizzazione del concetto di nucleo affettivo, che al legame biologico sostituisca l’intensità, la volontarietà e la qualità delle relazioni affettive come esperienza di vita dei singoli a cui dare massimo rilievo e protezione giuridica.

Questa prospettiva, nuova e complessa, è la chiave di lettura di tutti i temi presenti nell’obiettivo, che prendono le mosse dalla esatta comprensione dell’alto concetto di dignità relazionale, sino a proporre una lettura complessa e armonica dell’impianto normativo e valoriale offerto dagli artt. 2, 3, 29 e 30 della Costituzione, approfondendo, tra gli altri, il tema del consenso, della libertà e della dimensione pubblica nel legame.

Il focus sull’individuo nella famiglia e sulla sua posizione nel corso della vita della relazione, ed anche al momento della disgregazione del nucleo, ha imposto poi un approfondimento specifico di ulteriori temi quali la parità di genere e la necessità di uno sguardo alle differenti posizioni sociali ed economiche dei singoli, l’autoresponsabilità patrimoniale del singolo al momento della disgregazione del nucleo e dunque lo spinoso e attuale tema delle questioni economiche post-vincolo, quello della importanza delle relazioni orizzontali e verticali connesse sia al mondo della maternità in carcere, che a quello del ricongiungimento familiare dei nuclei affettivi dei migranti o di coloro che, per circostanze drammatiche della loro vita, si trovino costretti in dimensioni di lontananza forzata dal proprio mondo di affetti e relazioni.

L’obiettivo non poteva, poi, trascurare il complesso mondo della genitorialità, in una visione necessariamente articolata e omnicomprensiva, definitivamente affrancata dal legame biologico, arricchita da spunti di riflessione critica sul concetto di “interesse del minore”, dalla elaborazione del diritto internazionale privato sulle nuove famiglie e sullo status di figlio, da un approfondimento sulla legge delle adozioni e sul mondo della genitorialità sociale e intenzionale, tenendo in debita considerazione l’evoluzione scientifica e gli approdi delle ricerche cliniche e psicologiche su tutte le eterogenee forme di genitorialità.  

Seguire il singolo nel nucleo, dalla fase della formazione della propria identità affettiva sino a quella della formazione di un legame e della sua eventuale disgregazione, è dunque un’operazione originale e complessa a cui il diritto e le scienze umane devono approcciarsi in modo rigorosamente laico, comprendendo che la famiglia – la cui dinamica ed eterogenea struttura portante è l’oggetto di questi scritti – è prima di tutto una “esperienza personale” e poi un “fatto sociale”, in cui la Libertà, gli Affetti e, non ultimo, il Corpo dovrebbero dialogare con l’autorità e con la norma, in una prospettiva di base che non dimentichi che, mai come in questa sua applicazione, il diritto è regolamentazione di Vita.