Magistratura democratica
Pillole di CEDU

Sentenze di maggio 2015

di Alice Pisapia , Pier Francesco Poli
* Prof. a contratto di Diritto UE nell'Università dell’Insubria e Avvocato del Foro di Milano</br> **Dottore di ricerca in Diritto e Procedura Penale e Avvocato del foro di Milano
La Corte di Strasburgo condanna la Georgia per non aver tutelato le minoranze omosessuali, la Slovenia per il mancato rispetto di alcune cautele relative alle vittime di violenza sessuale e la Francia per detenzione inumana e degradante

La Georgia condannata per aver violato gli obblighi positivi di tutela delle minoranze.

Sentenza della Corte EDU (Quarta Sezione) 12 maggio 2015, rich. nn. 73235/2012, Identoba e altri c. Georgia

Oggetto: Violazione degli artt. 3 e 11 CEDU in relazione all’art. 14 CEDU – Mancata condanna per atti discriminatori compiuti nei confronti di persone omosessuali e transgender – Illegittimità – Importance level 2

I ricorrenti, un’organizzazione non governativa e quattordici cittadini georgiani, lamentano che, nel corso di una manifestazione contro l’omofobia tenutasi in Georgia, le autorità non li avevano protetti dagli atti di violenza verbale e fisica posti in essere dai gruppi omofobi presenti all’evento. La Corte, dopo aver ritenuto che l’ente non avesse legittimazione attiva per quanto concerne il divieto di trattamento inumani e degradanti essendo tali contegni possibili solamente nei confronti delle persone fisiche, ritiene anzitutto sussistente, nei confronti dei cittadini georgiani, la violazione da parte della Georgia, dell’obbligo positivo, derivante dall’art. 3 CEDU letto congiuntamente all’art. 14 CEDU, di tutela dai trattamenti inumani e degradanti. Ciò in quanto i) i manifestanti non erano stati protetti nel corso dell’evento nonostante la prevedibilità delle aggressioni subite e ii) successivamente agli episodi le autorità non avevano svolto indagini adeguate al fine di ricostruire quanto accaduto. Ritiene inoltre sussistente la violazione della libertà di riunione ed associazione, protetta dall’art. 11 CEDU, sempre con riferimento al divieto di discriminazione garantito dall’art. 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

 

Condannata la Slovenia per il mancato rispetto di alcune cautele necessarie nel processo penale per l’audizione delle vittime di violenza sessuale.

Sentenza della Corte EDU (Quinta Sezione) 28 maggio 2015, rich. nn. 41107/2010, Y c. Slovenia

Oggetto: Violazione degli artt. 3 e 8 CEDU – Mancata adozione delle cautele nei confronti di una vittima minorenne di presunta violenza sessuale – Illegittimità – Importance level 2

La ricorrente, lamenta alcuni episodi del procedimento penale originato da una denuncia presentata dalla madre per delle violenze sessuali da lei subite da un amico di famiglia quando aveva quattordici anni. In particolare, la signora Y. lamenta l’incompletezza, insufficienza e scorrettezza delle indagini poste in essere dall’autorità, integranti una violazione procedurale dell’art. 3 CEDU, e l’inadeguatezza delle stesse, configuranti una violazione dell’art. 8 CEDU posto a tutela del rispetto della vita privata.

La Corte ritiene integrate entrambe le violazioni delle disposizioni convenzionali. Quanto alla prima, i Giudici di Strasburgo osservano che le indagini non erano state veloci e si erano contraddistinte per lunghi periodi di inattività da parte degli organi deputati ad effettuarle. Con riferimento alla violazione dell’art. 8, invece, la Corte europea rileva che erano completamente mancati nel corso del procedimento i presidi idonei a tutelare la vittima nel procedimento penale.

In primo luogo, l’esame della persona offesa si era protratto per diverse udienze ed in alcune di esse l’esame era stato posto in essere, da parte dell’imputato, con modalità tali da intimidire la vittima e senza che il Giudice ponesse in essere le necessarie garanzie per la sua audizione. Inoltre, i Giudici, nonostante la richiesta presentata dalla ricorrente, non avevano estromesso dal processo il difensore dell’imputato che in passato aveva prestato la propria attività professionale per la persona offesa proprio nel medesimo caso, con evidente pregiudizio dei suoi diritti.

 

La Francia condannata per la mancanza di un rimedio effettivo per porre fine alle detenzioni svolte in condizioni inumane e degradanti.

Sentenza della Corte EDU (Quinta Sezione) 21 maggio 2015, rich. nn. 50494/2012, Yengo c. Francia

Oggetto: Violazione dell’art. 13 CEDU  – Mancanza di uno strumento atto a porre fine a detenzione svolta in condizioni inumane e degradanti – Illegittimità – Non violazione art. 3 CEDU –  Importance level 2

Il ricorrente si duole delle condizioni inumane e degradanti in cui è stato recluso in stato di detenzione provvisoria nonché dell’assenza, nell’ordinamento francese, di rimedi atti a porre immediatamente fine a tale situazione. Lamenta quindi la violazione degli artt. 3 CEDU e 13 CEDU, sempre in relazione all’art. 3.

La Corte accoglie il ricorso solamente per quanto attiene alla seconda violazione. Quanto alla prima, infatti, osservano i giudici di Strasburgo che, poiché successivamente agli eventi il ricorrente aveva ottenuto un risarcimento per il trattamento subito, egli non può più essere considerato vittima in quanto le pretese sollevate erano state soddisfatte dallo Stato autore della violazione.

Con riferimento alla violazione della mancanza di un rimedio effettivo, invece, la Corte europea ritiene sussistente la violazione in quanto il predetto rimedio risarcitorio attivato dal signor Yengo aveva carattere semplicemente satisfattivo del pregiudizio subito, mancando invece un sistema che gli consentisse di porre immediatamente fine al trattamento subito nel momento in cui esso si stava verificando.

 

 

08/09/2015
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
Sentenze di luglio-agosto 2024

Le più interessanti pronunce emesse dalla Corte di Strasburgo nei mesi di luglio e agosto 2024

25/10/2024
Sentenze di maggio 2024

Le più interessanti sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo nel mese di maggio 2024

13/09/2024
Sentenze di aprile 2024

Le più interessanti sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo nel mese di aprile 2024

05/07/2024
Sentenze di marzo 2024

Le più interessanti sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo nel mese di marzo 2024

21/06/2024
Sentenze di febbraio 2024

Le più interessanti sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo nel mese di febbraio 2024

24/05/2024
Cronaca di una condanna annunciata: le sentenze CEDU Bigioni e Vainieri di condanna dell’Italia in tema di coefficienti delle pensioni del Fondo volo.

Diverse pronunce della CEDU censurano oggi l’Italia per l’applicazione retroattiva di una legge in materia di coefficienti delle pensioni del personale iscritto al Fondo volo. Le sentenze, che condannano l’Italia a pagare ai pensionati o ai loro eredi somme assai rilevanti (mediamente 50 mila euro ciascuno), chiudono così un contenzioso durato anni che aveva interessato in più occasioni anche le Sezioni Unite della Cassazione.

05/04/2024
Sentenze di gennaio 2024

Le più interessanti sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo nel mese di gennaio 2024

29/03/2024
In tema di sanzione disciplinare al giudice che posta messaggi politici su Facebook. La CEDU condanna la Romania per violazione del diritto alla libertà di espressione

In un caso relativo alla sanzione disciplinare della riduzione della retribuzione inflitta ad un giudice che aveva pubblicato due messaggi sulla sua pagina Facebook, la Corte europea dei diritti dell’uomo, con la sentenza 20 febbraio 2024, Danileţ c. Romania (ricorso n. 16915/21), ha ritenuto, a strettissima maggioranza (quattro voti contro tre), che vi sia stata una violazione dell'articolo 10 (libertà di espressione) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. 

26/03/2024
Sentenze di dicembre 2023

Le più interessanti sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo nel mese di dicembre 2023

15/03/2024